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Histoires du sport automobile

I PILOTI DELLA TARGA FLORIO


Invité §ami463nV
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Invité §ami463nV

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TF 1968 - Porsche 907 2.2 - Herrmann - Neerspasch / Porsche S.E.

 

 

 

 

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Invité §ami463nV

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TF 1964 - Porsche 356B 2000GS - Klass - Neerspasch / Porsche S.E.

 

 

 

 

 

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Nurburgring 1964 - Porsche 356B 2000GS - Klass - Greger / Porsche S.E.

 

 

 

 

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Invité §TAR516zF

Sul numero 9/2011 di Auto d'Epoca la recensione del nuovo libro di Gino Giugno dedicato al Giro di Sicilia.

 

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www.targapedia.com ha collaborato con Gino per la stesura del libro, fornendo buona parte delle tantissime foto.

 

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Invité §ran085xF

1962 Targa Florio

"The race cars came down the main street of Collesano, Sicily, during the Targa Florio of 1962. I simply called this a Dino since it was a V-6 Ferrari [Editor's note: The model is a 246 SP, and this particular car finished second in that race.] The corner is a very sharp left-hander coming into the town's main square. I loved the stone texture and light that this photo shows. I jokingly told David Bull that we should have used Photoshop to put a couple of people on the balconies. But the folks may have been hiding, gone to work or the building was deserted, you can't know. I stayed in this spot for probably most of the morning. The main street, behind the car, had a fair number of people standing along the course. Collesano is way up in the mountains, maybe two hours from Palermo. I think that's Lorenzo Bandini driving here, who was teamed with Giancarlo Baghetti."

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Photography by Jesse Alexander

 

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Invité §bes888PR

Quelle spettacolari "proto" di Bosato alla Targa Florio del 1964 .....

 

 

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>Data: 04/09/20 11 0.13

 

…. Omissis …… nel frattempo ti mando le foto della Flavia Zagato che ha fatto la Targa nel 1964 ; spero di farti cosa gradita ! a presto

Cordialmente

Stefano Paracchi

 

* * *

 

Stefano ha il dono di stupire SEMPRE ..... se non sono GT40 Roadster o TR di Targa ....... sono Zagato Bosato di ..... Targa ; " noblesse oblige " ! :sol::sol::sol:

 

 

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in fondo è soltanto un adesivo, ma ...... a vederlo tremano le gambe ..... :sol::sol:

 

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Best54

 

 

 

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Invité §bes888PR

 

 

...... OMISSIS .....

 

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C) CHE LA REGINA DELLE MADONIE SARA’ PROCLAMATA “URBI ET ORBI” LA SPECIALE E SUPERSEGRETA PORSCHE 718/1300 CHE, VOX POPULI, RIESCE A GIRARE IN MENO DI 33 MINUTI A CIRCUITO APERTO (DELLA QUALE ESISTONO SOLO 3 RARISSIME FOTO TRAFUGATE DAGLI ARCHIVI SEGRETI DELLO "HA-MOSSAD LE-MODI'IN ULE-TAFKIDIM MEYUCHADIM");

 

....OMISSIS .....

 

COME VEDETE LA TARGA NON FINIRA’ MAI DI STUPIRCI.

 

BEPPE

 

 

 

 

* * *

 

 

A proposito di PORSCHE “SEGRETISSIME” in terre di Targa Florio ……

 

 

Oltre alla ormai mitica e rarissima Porsche 718 RSK “milletttttrè “ …..

 

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(a very rare photo by archive Patrick - “Pat” - Akkà)

 

 

Alla Targa c’è stato altro, di segretissimo, in casa Porsche ; parliamone …...

 

 

…… parecchio tempo prima della gara del Maggio1970 ……. il Boss della J.W.A. ( John Wyer Automotive ), nella persona dell’allora mitico John Wyer, ….

 

 

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calò in Sicilia per le pre-pre-pre prove libere ……

 

 

In realtà … in gran segreto e con la complicità della Casa Madre di Stoccarda … portò con sé ben DUE ..... ( DICO DUE ) 917 T/CAR …. ; la prima …. (quella ROSSA coll’adesivo AUSTRIA attaccato/staccato, per intenderci) che venne messa subito in giro … e che si allavancò mentre era guidata da quel meccanico noto (poi) per essere stato licenziato in tronco - la stessa sera - mentre ancora dormiva al Santa Lucia …..

 

 

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e la seconda - da tenere assolutamente SEGRETA - portata dalla Germania all’insegna del “non si sa mai” (che in tedesco non so come si dice ….. ma il senso “dice” che è lo stesso…. tradotto dal tedesco ….)

 

 

Siccome i tedeschi non gradivano pubblicità negative e già la prima "allavancata" a circuito aperto ad opera del meccanico poi licenziato era stata abbondantemente fotografata - guarda caso dagli onnipresenti locali - e con sbuttanamento totale, arrivò l’ordine perentorio da Stoccarda di fare “uscire” la seconda 917 T/CAR ( quella che doveva restare SEGRETA ) …..

 

 

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Quando un 917K valeva 22 milioni di lire .....

 

 

 

….. Ma gli ordini furono tassativi per John Wyer …… provare sì ma…….. “rammucciuni” …….. “sinza farisi avvidiri i nuddu” …… ( il fax da Stoccarda arrivò alla reception del Santa Lucia di Cefalù proprio così, in siciliano stretto : primo per non farlo capire a Stoccarda ai dipendenti tedeschi che spedivano il fax …. secondo perché il Team Wyer aveva al seguito a Cefalù un meccanico collaudatore, fidatissimo della famiglia Porsche e traduttore dal siciliano al tedesco, un emigrante oriundo (padre di Cerda e madre tedesca) ….. tale “Franz” Ceccato (per gli amici “Cecato”) ….

 

 

Fu allora dato incarico a “Franz” di provare la SECONDA ed ULTIMA 917 T/CAR a notte inoltrata, quindi in pieno buio……. e quella 917 venne allestita con fari supplementari, antinebbia, gomme chiodate antighiaccio e antineve e doppie lanterne a petrolio, a luci intermittenti, montate sugli alettoni posteriori …… oltre trombe acustiche polifoniche per farsi largo fra le onnipresenti greggi mandate dai pastori sulle strade per spillare soldi per danni a quelli della Porsche…….

 

 

In realtà si usciva per provare tra l’ 1,30 e le 2,00 delle prime mattinate ….. al buio totale (appunto) e solo dopo il sabato sera …. confidando nelle “allitrate rincoglionenti” del fine settimana dei madoniti …… che avrebbero dovuto assicurare strade "LIBERE" .....

 

 

Franz ( “Cecato” ) uscì in quelle condizioni, confidando anche in alcuni avveniristici silenziatori montati sugli scarichi ( appositamente spediti in aereo da Stoccarda … ) e tutto questo per “un farisi svintari …… i nuddu !” …..

 

 

Sfortuna volle che Franz , al suo primo giro di prova , proprio nei pressi dell’abitato di Collesano, ebbe ad imbattersi proprio su quel Ninuzzo Incatasciato di cui Vi ho parlato all’inizio ….( papà di Salvuccio ) il quale tornava dalla campagna - totalmente allitrato - alla guida del suo 850 Fiat con strisce laterali rosse e corno rosso sul cruscotto, 850 da Lui personalmente “BUMMIATO” ….. a tipo Abarth 1000 …..

 

 

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Vi ricordo che di ottecinquanta Fiat, semi bummiate Abarth e non, ce ne erano parecchie, in tempo di Targa ‘70 …..

 

 

Franz se lo vide davanti all’improvviso, mentre “fendeva “ il buio madonita coi suoi fari in versione “a tipo Le Mans” …. frenatona e “lampeggiata” mostruosa che - raccontano - arrivò sino alla Rocca di Cefalù …… ( la Capitaneria pensò ad un guasto tecnico del faro del Porto di Cefalù ….) ….

 

 

Ninuzzo, appena si vide da dietro “allampiato” in quel modo, disse fra se e se …. “ ma chistu cu è ? “ ….. “ amù a pruvari ? “ e cominciò ad “allazzare” come MAI aveva fatto in vita sua, con traiettorie assolutamente imprevedibili, pari solo al grado del suo allitramento ……. traiettorie che “sconcertarono” il teutonico collaudatore ( ancorchè oriundo siculo ) Franz il quale … per qualche curva …. “assuppò” …. ma poi pensò, dentro quell’angusto abitacolo del Porsche, ….

 

 

“ Io col 917 dietro e questo cu l’850 ? e cu ciù cunta a Wyer ? “

 

 

E allora, preso coraggio, in mezzo alle selve oscure dei boschi madoniti, alla prima curva cieca ( ve l’ho detto …. gli amici lo chiamavano “Cecato” …. ) s’infilò all’interno dell’850 …. E, per il 917, fu il disastro ( il secondo ) …..

 

 

Il 917 finì dentro un “gebbione” con le rane che saltavano di qua e di là in preda allo “scanto” … Franz era stordito ed uscì dalla 917 , abbandonandola …. Ninuzzo lo era già ( stordito dal vino ) ma prima che venisse la Gestapo per l’occasione sguinzagliata della Porsche con mitra e cani pastore ( tedeschi, naturalmente ) per AMMUCCIARE la seconda invereconda malefatta ….. e recuperare in gran segreto Franz e il 917 ……. Ninuzzo trovò quella residua lucidità che gli consentì di fare - come dire - sparire il 917 ( a tipo Cobra a Cerda … per intenderci …. ) ….

 

 

La Gestapo, quindi, trovò l’850 semi Abarth di Ninuzzo chiusa , sul ciglio della strada , trovò Franz sdraiato sotto un castagno in confusione mentale ….. ma non il 917 ….. già al sicuro dentro il casolare di campagna di Ninuzzo …..

 

 

* * *

 

Questo è un parziale replay di qualcosa postato molto tempo fa. Si, lo so, quando si replica qualcosa vuol dire che si è a corto di argomenti ma il copia/incolla è un diavolo tentatore ……. Siate comprensivi.

 

Mi scuso per l’utilizzo di espressioni strettamente “sicule”. Ma la Targa, prima di tutto, è cosa “sicula”, compresa l’Ottecinquanta semi Abarth 1000 di Ninuzzo Incatasciato.

 

 

 

.... e vediamo se qualcuno ci farà ancora l'onore di poter ancora ammirare, plaudenti, quella spettacolare 718 RSK milletttttrè sulle mitiche e sacre strade di Targa ...

 

 

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Invité §ami463nV

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TF 1958 - Porsche 718 RSK - Behra - Scarlatti / Porsche KG

 

 

 

 

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Nurburgring 1958 - practice

 

 

 

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Invité §ami463nV

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TF 1964 - Flavia Sport Zagato - Crosina - Frescobaldi / Sc. HF Squadra Corse

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Invité §bep134Bm

Quelle spettacolari "proto" di Bosato alla Targa Florio del 1964 .....

 

Stefano ha il dono di stupire SEMPRE ..... se non sono GT40 Roadster o TR di Targa ....... sono Zagato Bosato di ..... Targa ; " noblesse oblige " ! :sol::sol::sol:

...........

in fondo è soltanto un adesivo, ma ...... a vederlo tremano le gambe ..... :sol::sol:

 

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IN QUELL'ADESIVO C'E' TUTTA LA DIFFERENZA...

 

ALTRO E' DIRE HO"UNA MACCHINA BELLISSIMA" ... ALTRO E' DIRE HO "UNA MACCHINA CHE HA CORSO LA TARGA FLORIO" ..... .....E QUESTO I COLLEZIONISTI LO SANNO BENISSIMO.

 

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AVERE CORSO LA TARGA FLORIO EQUIVALE A 4/4 DI NOBILTA' NEL MONDO DELL'AUTOMOBILE E PROPRIO PER QUESTO MOTIVO ALCUNE MACCHINE VANNO ANCORA NELLE VARIE MANIFESTAZIONI CON ANCORA IL NUMERO, O L'ADESIVO, CON IL QUALE SONO STATE PRESENTI A CERDA.

 

QUESTO VALE PER LA FORD GT 40

 

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COME PER LA SUMBEAM TIGER

 

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UN'ULTIMA NOTAZIONE: QUANTA TRISTEZZA NEL VEDERE IL MARCHIO DELL'ACI E PENSARE CHE QUESTO OGGI STIA FACENDO DI TUTTO PER SOSTITUIRE ALLA VECCHIA TARGA FLORIO QUALCOSA DI ENOTURISTICOGASTRONOMICODINAMICAMENTELEGATE.

 

beppe

 

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Invité §ran085xF

Quel giovanotto che invento' la leggenda della Targa Aveva appena 23 anni il pilota palermitano quando creo' la competizione che l' avrebbe reso famoso. Dal debutto in pista su una Panhard 40 HP alla nascita, nel 1906, della competizione che porta il suo nome. Un albo d' oro con personaggi del calibro di Varzi e Nuvolari

 

Tutto comincio' con una sostanza ricavata da un albero di china che serviva per curare la febbre malarica: fu infatti il cortice, venduto in drogheria a un prezzo inferiore a quello praticato dalla concorrenza, a fare la fortuna dei Florio. Poi i figli e i nipoti ingrandirono l' azienda sino ad arrivare alla proprieta' di miniere di zinco, tonnare, fabbriche del celebre Marsala, industrie tessili e siderurgiche, zuccherifici, agrumeti, vigne, editoria, flotte marittime tra le piu' potenti del mondo (Florio Rubattino, 1881). Una fortuna valutata in quattrocento milioni di lire di allora, una vera e propria ricchezza da Rothschild. La villa dei Florio a Palermo ospita il meglio dell' aristocrazia europea, case regnanti incluse. Poi, a poco a poco, l' impero si sfalda tanto che all' ultimo dei Florio, Vincenzo, rimane ben poco: e' lui l' ideatore della famosa Targa automobilistica. Vincenzo nasce il 18 marzo 1883, a Palermo, ossia 110 anni fa. La sua attivita' di pioniere comincia presto: attratto dalle imprese dei piu' audaci protagonisti delle competizioni sportive, Vincenzo Florio nel 1902 chiede a Giovanni Agnelli di cedergli una vettura Fiat per partecipare ai 10 chilometri lanciati della Padova Bovolenta. Si sente dire di no. Acquista allora una Panhard 40 HP, si presenta alla gara e si prende persino il lusso di battere uno dei migliori piloti di allora, Vincenzo Lancia, stabilendo anche il record mondiale sulla distanza. Nel 1903 e nel 1904 ripete l' impresa pilotando, nell' ultima edizione della corsa, una Darracq di 100 cavalli sconfiggendo campioni come Giuppone, Ceirano e Monasterolo alla media di 125 chilometri orari (nuovo record) aggiudicandosi cosi' la targa triennale. E sempre nel 1904 Vincenzo, pilotando una Mercedes, trionfa nel chilometro lanciato a Cannes e a Durban. Nel 1906 e' tra i partecipanti al G.P. di Francia, ma e' costretto al ritiro per lo scoppio di due gomme. Eccolo poi vincitore della Coppa delle Vetturette disputatasi a Palermo al volante di una De Dion Buten. Ed e' proprio nel 1906 che nasce la sua corsa, la Targa Florio: il circuito delle Madonie ha piu' di mille curve per 152 chilometri di distanza da percorrere tre volte (una "burrasca" di curve da togliere, al termine, il senso della stabilita' come accadde al pilota tedesco Christian Werner), 50.000 lire di premi per vetture di serie acquistate a non piu' di 20.000 lire. Il sogno di Vincenzo Florio diventa realta' il 6 maggio dello stesso anno e la gara ha il suo primo vincitore, Umberto Cagno del quale si scrive a parte. Va detto a questo punto che per anni la Targa Florio e' stata considerata la piu' vecchia gara di velocita' in assoluto del mondo in attivita' assieme alla 500 Miglia di Indianapolis nata pero' cinque anni dopo (1911). Cio' corrisponde al vero, ma solo per il periodo che va dal 1906 al 1977, anno in cui venne sospesa al quarto giro per gravi incidenti (morti e feriti) quando al comando si trovava Restivo su Porsche. Ora la Targa Florio, come gara di velocita' , non esiste piu' : al suo posto, dal 1978, c' e' si' una Targa Florio valida pero' soltanto come rally. Per Vincenzo la Targa diventa una vera e propria ragione di vita. La sua personalita' si impone non soltanto per il passato sportivo, ma anche per la signorilita' , prodigalita' e passione immensa che sempre lo sorreggono nelle sue imprese che, oltre che automobilistiche, sono motociclistiche e motonautiche (si dedico' persino alle gare remiere). Da' sempre senza mai chiedere nulla: spende somme enormi per la costruzione e la ricostruzione degli impianti fissi del "suo" circuito. Un percorso che si sviluppa lungo le arterie secondarie della Sicilia pittoresca, su strade pietrose e polverose che disegnano una lunga sinuosa striscia grigiastra lungo i costoni del brullo altipiano continuamente battuto dal vento. E' su quelle strade che si battono i pionieri, infagottati nei biancastri spolverini, simili a fantasmi, con grandi occhialoni bordati di gomma. Dice la storia della Targa Florio che nel 1907, nel giorno precedente la corsa, Vincenzo ordino' di fare uscire nelle piazze situate lungo il percorso un banditore per avvertire la popolazione dei pericoli che il passaggio dei bolidi avrebbe comportato. Il banditore diceva a voce alta: "Gente, gente: fra poche ore ci sono le corse degli automobilisti. Tenete in casa i bambini, i cani e gli altri animali. Chi muore tanto peggio per lui. Il sindaco non paghera' nessuno". E persino i preti, dai loro pulpiti, invitavano i presenti alla prudenza. Le condizioni delle strade di allora erano semplicemente disastrose. Florio se ne rende ben conto. Le fa rabberciare e getta le basi per le edizioni future. Vincenzo, di tanto in tanto, si recava in Francia. E fu proprio osservando il fondo di quelle strade che capi' che era scoccata l' ora della catramatura. Decide cosi' di "pavimentare" le strade della corsa. Ne parla all' ingegnere Piero Puricelli, presidente dell' ente per la ricostruzione delle strade, ma questi si rifiuta di esaminare la richiesta. E allora Florio acquista a Parigi due apparecchi per la catramazione e comincia a sistemare cinque chilometri del tracciato. L' avesse mai fatto. Durante una colazione a Roma, Florio incontra Puricelli e questi lo investe con male parole accusandolo di immischiarsi arbitrariamente nei problemi della strada. Da quel giorno Florio scrive sulla stampa locale lunghi, appassionati, violenti articoli sull' argomento col risultato che ben presto il sistema di catramatura si estende a tutta l' isola. Nella vita di Vincenzo Florio e della sua Targa ci furono due guerre, ma nessuna delle due ebbe il potere di far morire quella corsa che ormai era diventata un' istituzione. E infatti dopo ogni conflitto Florio e la Targa riapparivano piu' vivi e piu' affascinanti di prima. Tra i vincitori della Targa ecco i nomi di Cagno, Nazzaro, Ceirano, Giulio Masetti, Costantini, Divo, Varzi, Nuvolari, Brivio, Villoresi e Biondetti che l' hanno conquistata due volte. Tra gli stranieri il nome di maggior prestigio e' quello di Stirling Moss. Fangio, invece, si e' piazzato una volta terzo e una volta secondo. Con i capelli bianchi, le sopracciglia e i baffetti nero ebano, con il grande cappello di panama e l' alta figura signorile, Vincenzo Florio "guido' " sempre personalmente la "sua" corsa. "Sono io il capo . diceva . e tutti devono ubbidirmi". L' uomo che per anni ha impersonato la Sicilia dell' auto muore a Epernay, in Francia, il 6 gennaio 1959, a 76 anni. Il suo nome, nella storia dell' automobilismo agonistico, va posto accanto a quelli di James Gordon Bennett, di Albert De Dion e William Vanderbilt.

 

"A Palermo vi sono il Teatro Massimo e Vincenzo Florio. Io sono Vicenzo Florio": cosi' diceva di se' , con un misto di presunzione e di grandezza, l' ultimo erede della grande famiglia siciliana che diede il suo nome a un' epoca ormai tramontata da un pezzo. Ma che cosa pensavano di lui coloro che lo hanno conosciuto, che gli hanno vissuto accanto? Giovanni Canestrini, giornalista del "Corriere della Sera": "Vincenzo Florio puo' essere considerato lo sportivo che in campo automobilistico ha maggiormente contribuito, nell' epoca aurea, alla propaganda dell' autolocomozione e al prestigio dell' industria e dello sport del suo Paese. Io lo conobbi che era gia' alla testa del movimento sportivo internazionale. Perche' tra le rare qualita' di Florio . che pure non era affatto un diplomatico . c' era quella di avere coltivato e di coltivare le amicizie, specie quelle fuori d' Italia. Forse perche' con molti italiani non andava d' accordo per il suo carattere aperto, brutalmente franco, assolutista. Ma era anche un uomo dalle idee semplici, chiare, dirette come devono essere le idee degli sportivi di razza". Emilio De Martino, "La Gazzetta dello Sport": "Vincenzo Florio . che gli amici delle sue contrade chiamavano affettuosamente "cavalliruzzo" o "cavaliere d' onore", e' stato un simbolo, un "benemerito dello sport" come io ebbi a definirlo il 15 maggio 1958 a Milano, durante una cerimonia di premiazione. "Benemerito" non soltanto perche' ha saputo dare all' Italia un grande riconoscimento internazionale, ma anche perche' e' stato l' esponente dell' automobilismo italiano che ha sempre combattuto con la passione del neofita e la competenza del tecnico. Fu pilota ed eccezionale organizzatore". Ettore Bugatti, costruttore d' auto: "Ho sempre seguito gli sforzi di Vincenzo Florio per mantenere in tutto il suo splendore la piu' antica fra le manifestazioni d' auto. Ma la cosa piu' importante e' cio' che la sua Targa ha espresso: per il fatto della sua costituzione geografica, la Sicilia poteva permettersi una corsa di gran fondo che rappresentava un' enorme varieta' di difficolta' stradali. Un costruttore poteva attingervi una serie di interessanti insegnamenti". Barone Jules Petit, presidente del "Bureau International des Constructeures" di Parigi: "La Targa Florio e' , per la vettura da turismo a buon mercato e ben costruita, la piu' bella prova che le si possa riservare. E' questa una formula che secondo me da' i migliori risultati. In fondo che cosa chiede il pubblico? Una vettura rapida, robusta a un prezzo accettabile. La Targa Florio di Vincenzo Florio e' la giusta ricetta, la sola prova che possa permettere a un costruttore di dimostrare al pubblico che una vettura e' buona e puo' sostenere validi sforzi". Renato Guttuso, pittore, palermitano "Vincenzino . che io ho conosciuto attorno agli anni Trenta . non era soltanto la Sicilia, ma l' Italia intera: i Florio hanno rappresentato non solamente la propulsione, il coraggio, le intuizioni, la generosita' . Con loro la Sicilia riusci' a contare, a pesare realmente sulla vita politica ed economica della nazione. L' eta' dei Florio non va disgiunta da una generale riconsiderazione della Sicilia, delle sue capacita' , imprenditoriali e culturali, nel passato e nel presente". l.a.

 

Artioli Lamberto

(19 marzo 1993) - Corriere della Sera

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