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Histoires du sport automobile

I PILOTI DELLA TARGA FLORIO


Invité §ami463nV
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Invité §bes888PR

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Erano state ...... informali prove tecniche di trasmissione ....... con qualcuno al momento assente, in quanto perso per stanze museali ......

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Invité §bes888PR

SCUSATE, MA LA MONOTEMATICITA' E' PARTE INTEGRANTE DI QUESTE PAGINE ....

 

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Un tuffo nel passato !

 

Ecco come puoi definirsi la costituzione del Club Amici della Targa Florio 1906-1977 ( per intenderci: quella vera che cesso’ di esistere nel 1977). Edizioni successive sotto forma di rally, tuttora esistesti , raduni, rievocazioni, scampagnate e ritrovi , pur nel massimo dovuto rispetto, nulla hanno a che vedere con quella che fu la “TARGA” dal 1906 al 1977.

 

E questo infatti viene ribadito nella intestazione del Club , con l’indicazione degli anni. Come dire: chi ha avuto la fortuna di fare la Targa Florio , lo ha fatto in quegli anni e come tali circa 100 partecipanti di quell’epoca si sono ritrovati alla Facolta’ di Ingegneria – Costruzioni di Macchine( posto migliore non ci poteva essere e accoglienza dei padroni di casa degna di questo nome)- per dare vita al Club , partito recentemente ,ma senza appunto avere avuto ancora un via ufficiale quale quello di ieri sera a Palermo.

 

E’ stata una grandissima emozione ritrovare tanti amici di quel tempo, ritrovarsi in questo consesso ancora con coloro i quali non abbiamo ancora appeso il casco al chiodo( coi quali ci si vede sempre nelle varie gare), assistere alla nascita di questo Club prestigioso di cui fanno parte uomini prestigiosi quali Nino Vaccarella( subito nominato Presidente onorario) e Gaetano Starabba di Giardinelli, ne citiamo due per tutti, ma ,beninteso, tutti indistintamente quelli che eravamo li’ per un motivo ben preciso: quello di appartenere a questa categoria di piloti che hanno contribuito a fare la storia della piu’ bella corsa del Mondo.Quante bellezze abbiamo noi in Sicilia, quali l’Etna,il patrimonio artistico, i nostri confini col mare piu’ bello che esiste in Europa, e la Targa Florio appunto.

 

Non senza emozione il Presidente Armando Floridia, vincitore dell’edizione del 1976, con “ Amphicar” ( Eugenio perchè non c’eri ieri sera?) ha pronunciato un discorso di apertura , citando anche coloro i quali non sono purtroppo piu con noi, e mettendo in risalto le prerogative del club e gli scopi che si prefigge, sopratutto la continua valorizzazione del nome e del marchio Targa Florio, la vigilanza amministrtivo-strutturale del percorso che fu teatro di battaglie e duelli epici, e della assoluta collaborazione fattiva con l’Automobil Club di Palermo, qui rappresentato dal Presidente Angelo Pizzuto, Presidente tra l’altro delle Ente Parco delle Madonie , che ha ricevuto la tessera di socio onorario, ma che al di la della onorifenza, ha dimostrato in questi primi anni di Presidenza di portare avanti tutto lo sport automobilistico di competenza, con molta determinazione e conseguentemente anche la tutela e la valorizzazione della Targa Florio, passata e ovviamente anche presente, sia pure con altre forme tecniche dovute al cambiamento dei tempi.Tanto piu’ che fra 5 mesi si celebra il centenario della Targa e ancor piu’ il CLUB sara’ in prima fila con un supporto notevole al Dott. Pizzuto e a Toto’ Riolo , presidente della Commissione sportiva,, e c’è da giurarci che, qualora il percorso riuscisse a esser ripristinato per intero, molti di noi, (io ci saro’ con mio figlio) potrebbero scendere di nuovo in gara , alcuni sia pure in via eccezionale e per la specifica occasione , che non si puo’ perdere.Gia’ un assaggio c’e’ stato quest’anno alla Floriopoli-Cerda, organizzata dall’Aci Palermo e dal ns Toto’ Riolo, colpevole solo di non esser nato 20 anni prima, altrimenti ieri sera era certo tra i piloti che avevano fatto la vera Targa.

 

Daltronde , nonostante l’eta’ di tutti noi un po avanzata, ci siamo ritrovati piu’ anzianotti si , ma la maggior parte ancora in grado di buone performances, e di quelli che ancora partecipiamo a gare in salita e in pista , eravamo in parecchi, tra cui Giampaolo Ceraolo, Nino Guagliardo, Roberto Chiaramonte Bordonaro, che divide con Toto’ Barraco una Gta Alfa Romeo, nel campionato Peroni Race,Toto’ Spinelli, Mario De Luca, Santi De Filippis, e spero di non aver omesso qualcuno.

 

Ma c’erano oltre a questi anche, Giovanni Mercadante, Giancarlo Barba, Ignazio Capuano, Ignazio Serse, Augusto Mammina, Francesco Mannino, Nanni Marino,Luigi Sartorio( Popsy Pop), Paolo Russo, Pucci Spatafora, Giacomo Di Maria, Pippo Garofalo( fino a due anni fa lo ho trovato a una Cronoscalata che si arrampicava con un Mini Cooper) , Giuseppe Pirrello, Piero Donato ( promette di tornare , e saranno dolori per tutti!) per non parlare dei gia’ citati Floridia, Vaccarella, Starabba e spero sempre di non aver dimenticato qualcuno, e poi c’erano anche alcuni figli di piloti purtroppo non piu’ con noi, e ci piace ricordare Antonella Pucci di Benisinchi( per il padre Antonio- vincitore di una Targa – e il fratello Giulio ), Enrico Mirto Randazzo ( figlio del grande e indimeticabile mio amico Enzo) , il figlio di Toto’ Calascibetta questi quelli che ricordiamo.Insomma una serata solenne nella sua semplicita’, con brevi interventi di Vaccarella e Requirez, un accenno di filmati dell’epoca- preparati da Salvo Careri e Carmelo Oliva-“i nuovi mostri” della storia della Targa ( da rivedere alla prossima occasione pero’) soffocati da un piacevole brindisi natalizio , corredato dai panettoni portati gentilmente da Roberto Bordonaro. Buona parte di noi ha aderito immediatamente tesserandosi in loco, per la gioia di Toto’ Barraco, Tesoriere, e di Mario de Luca che da ex assicuratore , non ha mai perso la grinta di venditore, ma in questo caso la quota sociale non si vende ,va invece versata perchè il Club abbia lunga vita e si spera che anche a Catania trovi i suoi soci, onorari e non, fra cui Enzo Arena, ( 85 anni, e guida ancora veloce ,anche troppo,) Toto’ Le Pira, Mario Litrico ( impossibilitato a esser presente da un problema familiare ), Enrico Grimaldi, presente ieri sera con una telefonata, e che recalcitra sempre per rientrare con una sport storica ,ma prima o poi vedrete che ci riesco a riportarlo !!

 

 

foto e testo tratti da :

 

http://www.cataniavip.it/amarcord-a-palermo-costituito-il-club-piloti-della-targa-florio-1906-1977/

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Invité §bes888PR

Mai avuto un fisico ..... bestiale ... comunque .... risulto socio "sostenitore" ..... :) :)

 

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.... sotto Natale ...... capitò giusto la tessera n.25 ......

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Invité §bes888PR

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il battesimo nel lontano 1967 .......... e rivederle dopo qualche decennio ...........

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Invité §bes888PR

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Totò Barraco, nell'inusuale ruolo di tesoriere ...... incassa le quote sociali ..... :)

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Invité §bes888PR

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L'Amico Gino Patamia ha postato un suo mex. "provocatorio" ..... :) :) ..... a riguardo di Gaetano Starrabba Principe di Giardinelli ...... ; la piccola storia è questa : sapevamo di avere ospite il grande Starrabba che avrebbe dovuto correre in Targa 1970 insieme al papà di Gino, Salvatore Patamia, il quale, dopo essere stato a Palermo ospite di Starrabba per preparare i dettagli della gara, alla fine non giunse in tempo per la Targa causa problemi al "vapore di Napoli" ......... insomma ..... quella Targa con la vettura di Starrabba, un 911S, per Lui sfumò ......

 

 

E allora, complici di Gino, ci siamo "inventati" un nuovo incontro.

 

Durante la serata di ieri ..... un colpo di cellulare al Papà di Gino ..... pronto ? le passo una persona che dovrebbe ricordare .......... ed ...... hanno parlato un pò ........ :) :)

 

Da quello che si sono detti ho l'impressione che il Papà di Gino "calerà" a Palermo, prima o poi ...... appuntamento a casa Starrabba :) :)

 

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Geatano Starrabba, intanto, reincontra l'Amico Nanni Marino ......

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Invité §bes888PR

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Floriopoli oggi ........ Floriopoli ieri.

 

1962. I migliori piloti del mondo, i migliori Direttori Tecnici del mondo, i migliori giornalisti/fotografi sportivi del mondo.

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Invité §bes888PR

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Daniel Muller, accompagnato sino a Floriopoli, esattamente nello stesso luogo dove nel 1973 venne scattata la foto che ritrae suo padre Herbert ed il compagno Van Lennep, prima della partenza

 

Sfizi di ospitalità siciliana. :)

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Invité §bes888PR

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Il "botto" dell'Amico Cesare di Buono in qualifiche di Targa 1977.

 

Vettura irrecuperabile, eppure ......... la domenica partì regolarmente ....

 

Misteri di Targa. :)

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Invité §bes888PR

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La foto "sicula" fatta a Daniel Muller che fotografa noi che fotografiamo Lui....... :)

 

 

La scusa ...... la foto della festa a Floriopoli '66 della vittoria di suo padre Herbert ....

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Invité §sho727jx

Ricordo i primi tentativi di approccio insieme ad Armando Floridia, le prime riunioni mangiarecce, le prime pizziate...

c'era una strana diffidenza e indifferenza da parte degli ex protagonisti di Targa locali..., come se quell'epoca indimenticabile e irripetibile della loro più o meno gioventù, fosse una pagina da rimuovere.

Oggi, con grande piacere e soddisfazione, con la paziente opera degli amici appassionati e ormai "reduci" di una storia che non c'è più da tanto tempo ormai, ma sempre viva nella memoria di tutti,

vedo che le cose sono profondamente cambiate, e come nel film "compagni di scuola" eccoli tutti di nuovo insieme i sopravvissuti a ricordare goliardicamente quelle imprese, quegli anni.

Complimenti a tutti coloro che si sono prodigati nel riesumare ricordi ingiustamente sepolti e dimenticati; quegli appassionati e quei protagonisti rimangono l'ultimo baluardo del mito Vincenzo Florio; dopo...ahimè, temo che sopraggiungerà l'ineluttabile oblio...

Io ormai vivo lontano da quella gloriosa e controversa terra, ma con lo spirito sono vicino a queste splendide iniziative di amarcord proiettate a mantenere vivo il mito

un sincero augurio di buon Natale e buon anno a tutti

W LA TARGA :bien:

 

:hello:

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Invité §bes888PR

Caro Pino,

ricordo ancora, tempo fa, una 'importante' riunione a tema “Targa Florio” alla quale andai insieme all’indimenticato Toti Sutera.

Sulle “cattedre” schierate lì davanti, con tanto di microfoni da studio televisivo, ci vennero, a turno, propinate estenuanti elucubrazioni a tema “Targa Florio” ….. ; ognuno di quei ”cattedratici” diceva la sua per “acculturare” i poveri presenti sulla Targa Florio.

Non una parola ad un pilota, tra quei - devo dire - davvero sparuti piloti di Targa lì presenti.

Ad un tratto Toti non ce la fece più, e lo accompagnai, con mio grande sollievo, fuori, con la scusa che si doveva fumare la sua solita sigaretta ………

Si rientrò, dopo un po’, soltanto per “educazione” mentre le devastanti “elucubrazioni” non erano ancora terminate. Un vero incubo..

L’altro pomeriggio - penso - erano presenti più piloti che “appassionati” ed hai perfettamente ragione Tu ; c’era una atmosfera goliardica da “vecchi tempi”, e c’erano anche piloti venuti da Trapani e da Catania.

Questo neo creato CLUB ha grandi possibilità, se ben lavorerà.

Io faccio il tifo per loro, per questo “gruppo siculo”, perché soltanto con sparute presenze di “grandi firme”, magari anche onerosamente invitate dall’estero per effimere occasionali “comparsate”, da sbandierare strumentalmente sui compiacenti comunicati stampa, non si va da nessuna parte.

Occorre, per la “ricostruzione” un lavoro ed un impegno costante qui, nella nostra terra, con “sudore” ed “orgoglio” siciliano, per crescere.

Un caro saluto a Te, da Best54 :)

 

 

 

 

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guardali lì ..... a rivedersi nelle foto e nei filmati di Targa ........ :)

 

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Invité §bep134Bm

Caro Pino,

ricordo ancora, tempo fa, una 'importante' riunione a tema “Targa Florio” alla quale andai insieme all’indimenticato Toti Sutera.

Sulle “cattedre” schierate lì davanti, con tanto di microfoni da studio televisivo, ci vennero, a turno, propinate estenuanti elucubrazioni a tema “Targa Florio” ….. ; ognuno di quei ”cattedratici” diceva la sua per “acculturare” i poveri presenti sulla Targa Florio.

Non una parola ad un pilota, tra quei - devo dire - davvero sparuti piloti di Targa lì presenti.

Ad un tratto Toti non ce la fece più, e lo accompagnai, con mio grande sollievo, fuori, con la scusa che si doveva fumare la sua solita sigaretta ………

Si rientrò, dopo un po’, soltanto per “educazione” mentre le devastanti “elucubrazioni” non erano ancora terminate. Un vero incubo..

L’altro pomeriggio - penso - erano presenti più piloti che “appassionati” ed hai perfettamente ragione Tu ; c’era una atmosfera goliardica da “vecchi tempi”, e c’erano anche piloti venuti da Trapani e da Catania.

Questo neo creato CLUB ha grandi possibilità, se ben lavorerà.

Io faccio il tifo per loro, per questo “gruppo siculo”, perché soltanto con sparute presenze di “grandi firme”, magari anche onerosamente invitate dall’estero per effimere occasionali “comparsate”, da sbandierare strumentalmente sui compiacenti comunicati stampa, non si va da nessuna parte.

Occorre, per la “ricostruzione” un lavoro ed un impegno costante qui, nella nostra terra, con “sudore” ed “orgoglio” siciliano, per crescere.

Un caro saluto a Te, da Best54 :)

 

 

 

 

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guardali lì ..... a rivedersi nelle foto e nei filmati di Targa ........ :)

 

 

I PILOTI DI ALLORA SONO FIGLI DI UN SOGNO, ALTRIMENTI NON AVREBBERO MAI PRESO PARTE ALLA TARGA FLORIO, LA CUI FILOSOFIA TROVA IN QUESTO CARRELLO LA SUA SUBLIME SINTESI

 

NON SI PUO' PRETENDERE DI RAGIONAR CON LORO DI "BRAND TARGA FLORIO" .... RITORNO D'IMMAGINE, MARKETING STRATERGIES ETC.... PERCHE',

"Il campione nasce, si forma, cresce fino a quando l'ansia di superamento umano gli vieta di valutare compiutamente i rischi e i vantaggi economici connessi alla professione scelta. E' concentrato, determinato a vincere, fino a supplire con il suo apporto totale a eventuali deficenze meccaniche e a possibili contrarietà contingenti. Solo la vittoria vale per lui. L'applauso della folla è il più bel premio. Raggiunto l'apice, il campione incontra nuove necessità: prende corpo l'uomo di relazioni pubbliche, il titolare di imprese non sportive, l'ospite d'onore di tanti impegni mondani. Il campione non riesce più a vincere in pista e tende a riversarne il motivo su persone e situazioni diverse. E' cessato il combattente, il campione è ormai un comprimario, sempre più sofferto, e soltanto la sua intelligenza può risparmiargli code patetiche"(Enzo Ferrari).

CERTAMENTE ERANO ALTRI TEMPI E GIRAVANO ALTRI SOLDI, MA RAGIONANDOCI NESSUNO POTEVA PARTECIPARE ALLA TARGA SOLO PER SOLDI.... SE LA FATICA ERA VERAMENTE TANTA, IL RISCHIO DI FARE UNA CATTIVA FIGURA PER UN PILOTA "PROFESSIONISTA " (E PER LO SPONSOR, AGGIUNTO TRA VIRGOLETTE) ERA INSOSTENIBILE EPPURE VENIVANO ALLA TARGA PERCHE' ALLA TARGA SI CORREVA PER SE STESSI.

LA PASSIONE E' STATA L'ARMA VINCENTE DI VINCENZO FLORIO: LA STESSA PASSIONE HA PORTATO ALLA RIMONTA VIC ELFORD ED HA FATTO PERDERE A STERLING MOSS UNA TARGA GIA' VINTA.

SCRISSE ALLORA UN GIORNALISTA.... "SE SIETE SAGGI GODETEVI LA CORSA ALLA TELEVISIONE.... IO, COMUNQUE SARO' LI'"

 

 

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Invité §bes888PR

Eppure .........

 

..... ci sono stati anche quei piloti gentleman che, nel 1964 e nel 1965, invece di utilizzare le loro Ferrari 250 GT Lusso per andarsene al teatro con le loro compagne ...... decidevano di correre, “rischiandole” sul tormentato circuito della Targa Florio .........

 

Da veri “sportivi” ...... nulla da dire ......

 

 

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Targa 1964

 

Baldassare Taormina - Pasquale Tacci ( n.120 )

 

 

 

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Targa 1965

 

“Bouchon” - Jean Claude Sauer ( n.116 )

 

 

* * *

 

 

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E questa ultima immagine è davvero da “noblesse oblige” .........

 

 

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Sono sicuro che quella “sacca per gli attrezzi” sarà stata regolarmente dentro il bagagliaio di quelle 250 GT Lusso, in gara ......

 

 

 

Best54

 

 

 

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www.amicidellatargaflorio.com

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Invité §bep134Bm

I PILOTI DI ALLORA SONO FIGLI DI UN SOGNO

 

 

 

« I've seen things you people wouldn't believe,

attack ships on fire off the shoulder of Orion,

I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.

All those moments will be lost in time,

like tears in rain.

Time to die. »

« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:

navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,

e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,

come lacrime nella pioggia.

È tempo di morire. »

(Rutger Hauer/Roy Batty)

 

 

CORRERE ALLORA ERA VIVERE UN SOGNO, .... SI CORREVA ANCHE COSI' E SI RIMANEVA NEL CUORE DELLE PERSONE

 

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MA NON E' TUTTO, SE LA LORO TARGA FLORIO E' STATA STRAORDINARIA, UN AUTENTICO RODEO, ANCHE NEI LORO BOX C'ERA QUALCOSA DI ALTRETTANTO STRAORDINARIO, QUALCOSA CHE OGGI NON SAREBBE NEPPURE IMMAGINABILE:

 

NEL BOX, ASSIEME AI MECCANICI, C'ERANO I MARIACHI CON LE LORO CHITARRE E LE LORO CANZONI MESSICANE....

 

 

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QUELLO ERA VIVERE !!!!!! QUELLA ERA LA TARGA FLORIO !!!!!!

beppe

Non dimentichiamo don Vincenzo

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Invité §bes888PR

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Nell'ultimo dell'anno ..... mi piace omaggiare il GRANDE Nino Vaccarella con una sua foto di Targa 1968 che va totalmente al di fuori della solita scontata iconografia di Targa su di Lui.

 

Una foto, nella sua "inusualità", che lo fa, se possibile, ancora piu' GRANDE.

 

L'eroe siciliano a Floriopoli alla fine delle estenuanti prove di Targa 1968. La battaglia tra le Alfa e le Porsche .....

...

 

 

E mi sa che probabilmente il GT era il suo .....

 

Si direbbe : "piedi fumanti". GRANDE TARGA e GRANDE VACCARELLA.

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Invité §bes888PR

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foto di Giacomo Leggio postata nelle pagine Facebook Associazione Culturale Amici della Targa Florio

 

Targa 1964 - Abarth Simca 2000 GT - Conti - Venturi

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Invité §bep134Bm

 

MA NON E' TUTTO, SE LA LORO TARGA FLORIO E' STATA STRAORDINARIA, UN AUTENTICO RODEO, ANCHE NEI LORO BOX C'ERA QUALCOSA DI ALTRETTANTO STRAORDINARIO, QUALCOSA CHE OGGI NON SAREBBE NEPPURE IMMAGINABILE:

 

NEL BOX, ASSIEME AI MECCANICI, C'ERANO I MARIACHI CON LE LORO CHITARRE E LE LORO CANZONI MESSICANE....

 

 

 

QUELLO ERA VIVERE !!!!!! QUELLA ERA LA TARGA FLORIO !!!!!!

 

Non dimentichiamo don Vincenzo

 

 

 

BOX BIOLOGICO

 

Officina familiare alla Targa.jpg

 

 

 

 

BOX TRANSGENICO

 

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Invité §sho727jx

 

 

 

QUELLO ERA VIVERE !!!!!!

 

 

...ma anche morire...! e talvolta il passo era breve, molto breve, ma faceva parte del "gioco"...

oggi non più, è inconcepibile...

e quando accade..., occorrono tante e tali congiunzioni astrali finchè avvenga l'irreparabile...

meglio oggi o ieri...?

credo che dipenda da come venga inteso il significato di sport e corse automobilistiche...; come faranno mai a comprendere le nuove generazioni ?... :chut:

 

:coucou:

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Invité §bep134Bm

 

...ma anche morire...! e talvolta il passo era breve, molto breve, ma faceva parte del "gioco"...

oggi non più, è inconcepibile...

e quando accade..., occorrono tante e tali congiunzioni astrali finchè avvenga l'irreparabile...

meglio oggi o ieri...?

credo che dipenda da come venga inteso il significato di sport e corse automobilistiche...; come faranno mai a comprendere le nuove generazioni ?... :chut:

 

:coucou:

 

 

 

MEGLIO OGGI CHE IERI .... ?

COSA SIGNIFICA CORRERE OGGI E COSA SIGNIFICAVA CORRERE IERI, QUESTO DOBBIAMO CHIEDERCI, ANCHE A COSTO DI APPARIRE "POLITICAMENTE SCORRETTI".

 

È assurdo

dice la ragione.

È quel che è

 

dice l'amore.

È infelicità

 

dice il calcolo.

Non è altro che dolore

dice la paura.

È vano

 

dice il giudizio.

È quel che è

 

dice l'amore.

È ridicolo

 

dice l'orgoglio.

È avventato

 

dice la prudenza.

È impossibile

 

dice l'esperienza.

È quel che è

 

dice l'amore.

 

Erich Fried

 

 

 

 

[h1]È QUEL CHE È – LE « POESIE D’AMORE DI PAURA DI COLLERA »[/h1][h1]DI ERICH FRIED[/h1]

26 dicembre 2013 · by Simona Di Michele · in Letteratura

 

Che cosa sei per me?

Che cosa sono per te?

Che cosa sono?

Ogni definizione di noi stessi parte dagli interrogativi che ci poniamo. Interrogativi capaci di scavarci dentro per anni, irremovibili ed implacabili, fermi lì in attesa di una risposta soddisfacente. Ed Erich Fried lo sapeva bene. Un poeta austriaco ebreo, scampato a soli 17 anni alla follia nazista al caro prezzo dell’esilio forzato dal suo paese d’origine, lo sa quanto schiacciante può essere il peso a cui è votato chiunque non riuscirà mai più a riconoscersi in un’identità precisa, in una comunità ed un popolo di cui sentirsi partecipi, in una patria. Ma la definizione di sé stessi, di fronte ad un destino che sembra fatto apposta per essere subìto, si nasconde anche nella volontà di non lasciarsi piegare, nella disperata ricerca dell’arma più congeniale per non arrendersi. Fried, come ci racconta questa raccolta di poesie, ha riconosciuto la sua nella parola.

Ecco che di queste poesie « d’amore di paura di collera » non stupisce tanto il disincanto, o il consolidarsi di un senso imperituro di sradicamento – tutto ciò, insomma, che ci si potrebbe aspettare da « una coscienza ubiqua », così come la definisce Luigi Forte nella prefazione, privata per sempre di un suo centro dal momento in cui è stata scaraventata fuori dall’involucro protettivo della sua patria. A sorprendere, qui, è piuttosto la mancanza di qualsiasi traccia di scoramento, sormontata dalla ben più radicata eco di un’anima combattiva che, pagina dopo pagina, riecheggia schietta, e fiera, e vitale.

C’è grande rabbia, nelle parole di Fried. Un’ira funesta che si scaglia contro ogni tipo di ingiustizia, che trascende qualsiasi schieramento politico e si fa indignazione etica universale. Anche nei confronti di Israele e del sogno che rappresenta, quello di una possibile patria ritrovata dopo anni di esilio: « Quando fummo perseguitati / io ero uno di voi / Come posso rimaner tale / se voi diventate persecutori? ». C’è un coraggio estremo, anche, nell’attitudine a sacrificare sull’altare degli ideali i propri stessi sogni. E una purezza d’animo nella capacità di stupirsi ancora, in maniera quasi infantile, delle brutture del mondo. Tutti elementi che non di rado hanno reso Fried, agli occhi dei suoi contemporanei, uno sdegnoso moralista da criticare perché privo di una posizione politica precisa. Ad una lettura meno snobistica, le sue poesie sono mine vaganti, scomode radiografie di come siamo. Perché l’ingiustizia siamo noi, sono i nostri errori, le nostre distrazioni. Come Fried sottolinea nella poesia Debito di riconoscenza (50 anni dopo la presa del potere da parte di Hitler), in cui uno dei primi ad aver subìto il delirio nazista ha la capacità di trascendere quel dolore per mettere in guardia le future generazioni sui possibili mali futuri:

Troppo abituati

a fremere di sdegno

per i delitti

dei tempi della croce uncinata

dimentichiamo

di essere grati almeno un poco

ai nostri predecessori

perché le loro azioni

possono pur sempre aiutarci

a riconoscere per tempo

il misfatto incomparabilmente più grande

che noi oggi stiamo preparando

C’è anche amore, infine, nelle poesie di Fried. Un amore che, per sua stessa ammissione, si è fatto sentire negli anni vicini alla morte più vivido, tenero, erotico e profondo che mai. Quasi una ricompensa a tanta pungente percezione delle ingiustizie e della paura, della vacuità e della stasi del mondo circostante. L’amore che finalmente lo vivifica diventa quella patria tanto agognata verso cui Fried ha cercato di avvicinarsi con la poesia e la visione razionale, lucida e ironica della realtà.

Un funambolo della vita ha saputo trasformare la sua attività letteraria in un porto sicuro, con uno stile diretto e incisivo, tragicomico e versatile. « Restare vulnerabile è, in qualche modo, più difficile ma anche più vitale », ha confessato Fried. La sua poesia, ma soprattutto la sua esistenza, ne rimangono la prova concreta.

La vita

sarebbe

forse più semplice

se io

non ti avessi mai incontrata

Meno sconforto

ogni volta

che dobbiamo separarci

meno paura

della prossima separazione

e di quella che ancora verrà

E anche meno

di quella nostalgia impotente

che quando non ci sei

pretende l’impossibile

e subito

fra un istante

e che poi

giacché non è possibile

si sgomenta

e respira a fatica

La vita

sarebbe forse

più semplice

se io

non ti avessi incontrata

Soltanto non sarebbe

la mia vita

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Invité §bes888PR

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SPETTACOLO TARGA 70.

 

Ignazio Giunti, in prove ufficiali, con la 512 TCAR ( ex Monza ), alla ricerca del miglior assetto.......

 

Nel frattempo, escursioni da paura per quel bestone sugli avvallamenti dell'asfalto di Targa....

 

 

Non è assolutamente facile "beccare" una anteriore di 512 talmente "distante" dall'asfalto ..... l'impostazione è alla curva veloce alla fine del rettilineo lungo la Stazione di Cerda ......

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SPETTACOLO PER CHI C'ERA .....

 

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Invité §bes888PR

Targa Florio 1964 : Giancarlo Venturi racconta …. la sua gara.

 

 

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1964 - Abarth Simca 2000 GT - Conti - Venturi

 

 

“ ……. CERDA - “ Come vi siete piazzati ? “ ci chiesero gli amici alla fine della corsa, ma dopo aver saputo del nostro ritiro all'inizio del sesto giro, con gesto di sussiego la discussione finì lì e si parlò d'altro.

 

 

Tutto era diventato irrilevante e secondario.

 

 

Irrilevanti e dimenticati ormai tutte le traversie, le levatacce, i rischi delle prove a traffico aperto, la maretta che aveva colto la nave nella traversata notturna da Napoli a Palermo, l'ansia in attesa dello sbarco della nostra Abarth 2000 gran turismo che avrebbe dovuto dividere con noi rischi e pericoli oppure onori e glorie, alla partenza ancora intatti e giganti.

 

 

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Dimenticati ormai l’ubriacante serie di curve, le discese veloci e traditrici, i tratti particolarmente scivolosi ed infidi, le cunette più importanti e fondamentali, la divisione dei settantadue chilometri del percorso in settori per potere più facilmente ricordare i capisaldi fondamentali, gli allunghi e le curve ingannevoli, tutto per potere ridurre al minimo le possibili cause di avaria o di incidente.

 

 

Dimenticato il rettilineo di Bonfornello che si rivelava in corsa non come un supposto attimo di “relax” ma che si tramutava in minuti infernali per l'alta velocità raggiunta e per il difficile controllo della macchina, dovuto in parte al fondo stradale e al notevole vento laterale che attendeva ingannatore, dietro a muretti o allo scoperto delle case, per farti scarrozzare di lato e farti balzare il cuore in gola.

 

 

Quasi mi fece rabbia il fatto che non si aggiungesse niente a quella domanda che aveva avuto una lacunosa risposta : possibile che nessuno immaginasse pur lontanamente che cosa possa significare la partecipazione a una Targa Florio ?

 

 

Questo per noi doveva essere un viaggio di completo riposo, una esperienza da raccontare, un piacevole diversivo per trascorrere in pace una settimana di sole e di aria aperta.

 

 

Una evasione dalla routine quotidiana, un ritorno al passato, un modo più immediato di vedere e di provare il clima di attesa che agita questa ultima superstite grande corsa.

 

 

A poco a poco siamo entrati nel clima: la tensione aumenta di giorno in giorno e culmina al venerdì, nella giornata di prove.

 

 

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La levataccia alle cinque di una mattina livida e fredda si stempera nell'animazione dei boxes, nell'agitazione del pubblico che cerca con gli occhi i campioni preferiti. Ignorando noi e quelli che noi stimiamo.

 

 

Poi, d'improvviso, ti trovi allo start, devi anche tu fare il tuo dovere di concorrente, devi dare il tuo piccolo obolo per lo spettacolo, devi aggiungere la tua pietruzza al grande mosaico colorato della corsa.

 

 

Ti sovviene che non sai a quanto sia la pressione delle gomme, che hai dimenticato di fare il pieno per controllare il consumo, che non conosci i rapporti della vettura, che non sai quale velocità essi consentano nelle varie marce.

 

 

Non superare i settemila giri, via, sei partito tu solo con la macchina che non ti è familiare ed è maledettamente potente.

 

 

Settemila giri, e chi ci arriva a vederli ? Manco in prima io li spunto.

 

 

La strada si fa sotto invitante, il motore risponde in maniera superba, risponde all'affondo in modo impressionante, il rosario del contagiri meccanico si sgrana monotono: cinquemila, seimila, seimilacinquecento, terza, la macchina si avventa sulle curve, devi ridurre perché ti pare troppo veloce, entri in un tornante, sei troppo lungo, devi pedonare sul freno, sei scomposto, esci calato nei giri, il sudore comincia a inondarti la schiena, la maglietta è ormai inzuppata: rallenti un attimo, devi prendere un momento di riposo, non ti rammenti se la curva che ti si para innanzi è veloce oppure se è uno di quei tornanti stretti ; nel dubbio scegli la seconda ipotesi, infatti si poteva fare in pieno senza staccare e tu ti trovi in seconda, a quattromila giri, e ti daresti schiaffi.

 

 

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Dietro una curva più in basso scorgi una macchina di cilindrata inferiore alla tua e, all'improvviso, ritrovi la grinta, spingi, devi agguantarla: una, due, tre, quattro curve, la rossa vettura è sempre lì davanti e sembra imprendibile.

 

 

Entri composto e pulito in un misto veloce e, subito, te la trovi davanti : suoni, scarrozzi un poco a destra e a sinistra prima di poterti affiancare, all'uscita di un tornante.

 

 

Quando il conduttore ti scorge, la vettura scompare: la tua accelerazione, sommata alla sua frenata, hanno compiuto il miracolo.

 

 

Allora cominci a rimuginare, ti chiedi se è uno che cammina o no : non resta che attendere la fine.

 

 

Scendi su Collesano, superi altre due vetture, entri nel paese e ti ricordi di ridurre via via, a piede leggero, per evitare sbandamenti sull’asfalto estremamente levigato.

 

 

Mentre riprendo a calare su Collesano intravvedo davanti a me una Ford Cobra : è la numero 142, quella di Phil Hill.

 

 

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1964 - Shelby Cobra - Hill - Bondurant - Shelby Am. Inc.

 

 

Mi viene fatto di pensare che sia in avaria e non cambio idea finché non mi accorgo che invece va: in curva quasi si ferma, per riprendere poi con spettacolose accelerazioni.

 

 

All'ingresso di Collesano mi accodo a Phil Hill nel tornante del paese. Per affiancarmi chiamo l'affondo: buonanotte, la spia segna ottomila ma la Cobra se ne va.

 

 

La tengo d'occhio ancora fino al rettilineo poi, lo giuro, scompare in un baleno e io rimango lì a controllare i miei seimila e cinquecento giri e ho il mio bel daffare per andare dritto.

 

 

Sono ai boxes, dove l'amico decreta 46' e 20". Avidano 46' 38", i cronometristi 46' 35": disturbare tanta gente per così poco è seccante, ma io ho fatto una bella sudata.

 

 

Vi faccio grazia del resto, non vi dirò dei miei due giri in corsa, della gioia provata nel superare la Porsche 904 di Rey,

 

 

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1964 - Porsche 904 GTS - Rey - Hanrioud

 

 

del superamento subìto in corsa da parte della Cobra di Hitchcock - Tchkotoua,

 

 

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1964 - Shelby Cobra - Tchkotoua - Hitchocok

 

 

della mia resistenza alla sua ruota e dell'emozione provata all'uscita di una curva, quando, ancora avvolta da un polverone, ho sorpassato la macchina che aveva picchiato il muso contro il muretto.

 

 

Il pilota, illeso, stava scendendo, ho spinto e via. Non vi dirò della delusione provata quando ho “smarrito” la seconda: in uno scalo di marcia, anche la mia macchina aveva subìto la banale avaria che al primo giro aveva fermato Spychiger

 

 

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1964 - Abarth Simca 2000 GT - Spychinger - Riolo - Sc. Abarth & Cie

 

 

ed al quarto Herrmann,

 

 

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1964 - Abarth Simca 2000 GT - Herrmann - Patria - Sc. Abarth & Cie

 

 

entrambi alla guida delle vetture ufficiali dello Scorpione.

 

 

Anche la mia forcella del cambio aveva dichiarato forfait.

 

 

Vi dirò invece dell’episodio occorso a Trautmann,

 

 

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1964 - Lancia Flavia Sport Zagato - Trautmann - Cella - Sc. HF Squadra Corse

 

 

quando, con il motore della sua due litri Lancia prototipo tutto fumante, si è fermato vicino a me.

 

 

Mentre, sconsolato, guardava il motore che sprigionava fumo, è arrivato un pompiere, sbucato da chissà dove, che ha preso ad inondare il motore con un estintore, portando così la disperazione di Trautmann allo spasimo e precludendogli ogni possibilità di ripresa.

 

 

Vi dirò della scena comica di cui è stato involontario protagonista Govoni,

 

 

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1964 - Maserati Tipo 60 - Boffa - Govoni

 

 

che scendeva verso Collesano tallonato dalla Cobra di Gurney,

 

 

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1964 - Shelby Cobra - Gurney - Grant - Shelby Am. Inc.

 

 

teneva la bocca aperta per poter respirare aria tresca anziché i gas che, causa la rottura di un tubo di scarico, venivano immessi nell’abitacolo.

 

 

Vi dirò inoltre del maestro Ugolini che il lunedì mattina, partito da Cefalù per andare a Palermo, ha preso invece il treno per Messina: quando se n'è accorto ed è sceso per andare finalmente a Palermo vi è arrivato giusto in tempo per perdere l'aereo, con sommo giubilo di chi ha potuto occupare il suo posto.

 

 

Non vi ho detto quasi niente di tutto ciò che è successo, ma è chiaro che sarebbe troppo pretendere che non se ne parlasse con gli amici.

 

 

GIANCARLO VENTURI …..”

 

 

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Best54

 

 

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www.amicidellatargaflorio.com

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Invité §bep134Bm

VOGLIO RICORDARE A TUTTI CHE DOMANI E' L'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL CAVALIERE VINCENZO FLORIO.

CERCHIAMO DI ESSERCI DOMATTINA A SANTA MARIA DI GESU' ALLE 10

 

VINCENZO FLORIO 3.jpg

--------------------------

QUESTA POESIA MI RICORDA PERCHE' SI CORREVA ALLA TARGA

È assurdo

dice la ragione.

È quel che è

 

dice l'amore.

È infelicità

 

dice il calcolo.

Non è altro che dolore

dice la paura.

È vano

 

dice il giudizio.

È quel che è

 

dice l'amore.

È ridicolo

 

dice l'orgoglio.

È avventato

 

dice la prudenza.

È impossibile

 

dice l'esperienza.

È quel che è

 

dice l'amore.

 

 

 

 

 

Erich Fried

 

 

R

 

[h1]È QUEL CHE È – LE « POESIE D’AMORE DI PAURA DI COLLERA »[/h1][h1]DI ERICH FRIED[/h1]

26 dicembre 2013 · by Simona Di Michele · in Letteratura

 

Che cosa sei per me?

Che cosa sono per te?

Che cosa sono?

Ogni definizione di noi stessi parte dagli interrogativi che ci poniamo. Interrogativi capaci di scavarci dentro per anni, irremovibili ed implacabili, fermi lì in attesa di una risposta soddisfacente. Ed Erich Fried lo sapeva bene. Un poeta austriaco ebreo, scampato a soli 17 anni alla follia nazista al caro prezzo dell’esilio forzato dal suo paese d’origine, lo sa quanto schiacciante può essere il peso a cui è votato chiunque non riuscirà mai più a riconoscersi in un’identità precisa, in una comunità ed un popolo di cui sentirsi partecipi, in una patria. Ma la definizione di sé stessi, di fronte ad un destino che sembra fatto apposta per essere subìto, si nasconde anche nella volontà di non lasciarsi piegare, nella disperata ricerca dell’arma più congeniale per non arrendersi. Fried, come ci racconta questa raccolta di poesie, ha riconosciuto la sua nella parola.

Ecco che di queste poesie « d’amore di paura di collera » non stupisce tanto il disincanto, o il consolidarsi di un senso imperituro di sradicamento – tutto ciò, insomma, che ci si potrebbe aspettare da « una coscienza ubiqua », così come la definisce Luigi Forte nella prefazione, privata per sempre di un suo centro dal momento in cui è stata scaraventata fuori dall’involucro protettivo della sua patria. A sorprendere, qui, è piuttosto la mancanza di qualsiasi traccia di scoramento, sormontata dalla ben più radicata eco di un’anima combattiva che, pagina dopo pagina, riecheggia schietta, e fiera, e vitale.

C’è grande rabbia, nelle parole di Fried. Un’ira funesta che si scaglia contro ogni tipo di ingiustizia, che trascende qualsiasi schieramento politico e si fa indignazione etica universale. Anche nei confronti di Israele e del sogno che rappresenta, quello di una possibile patria ritrovata dopo anni di esilio: « Quando fummo perseguitati / io ero uno di voi / Come posso rimaner tale / se voi diventate persecutori? ». C’è un coraggio estremo, anche, nell’attitudine a sacrificare sull’altare degli ideali i propri stessi sogni. E una purezza d’animo nella capacità di stupirsi ancora, in maniera quasi infantile, delle brutture del mondo. Tutti elementi che non di rado hanno reso Fried, agli occhi dei suoi contemporanei, uno sdegnoso moralista da criticare perché privo di una posizione politica precisa. Ad una lettura meno snobistica, le sue poesie sono mine vaganti, scomode radiografie di come siamo. Perché l’ingiustizia siamo noi, sono i nostri errori, le nostre distrazioni. Come Fried sottolinea nella poesia Debito di riconoscenza (50 anni dopo la presa del potere da parte di Hitler), in cui uno dei primi ad aver subìto il delirio nazista ha la capacità di trascendere quel dolore per mettere in guardia le future generazioni sui possibili mali futuri:

Troppo abituati

a fremere di sdegno

per i delitti

dei tempi della croce uncinata

dimentichiamo

di essere grati almeno un poco

ai nostri predecessori

perché le loro azioni

possono pur sempre aiutarci

a riconoscere per tempo

il misfatto incomparabilmente più grande

che noi oggi stiamo preparando

C’è anche amore, infine, nelle poesie di Fried. Un amore che, per sua stessa ammissione, si è fatto sentire negli anni vicini alla morte più vivido, tenero, erotico e profondo che mai. Quasi una ricompensa a tanta pungente percezione delle ingiustizie e della paura, della vacuità e della stasi del mondo circostante. L’amore che finalmente lo vivifica diventa quella patria tanto agognata verso cui Fried ha cercato di avvicinarsi con la poesia e la visione razionale, lucida e ironica della realtà.

Un funambolo della vita ha saputo trasformare la sua attività letteraria in un porto sicuro, con uno stile diretto e incisivo, tragicomico e versatile. « Restare vulnerabile è, in qualche modo, più difficile ma anche più vitale », ha confessato Fried. La sua poesia, ma soprattutto la sua esistenza, ne rimangono la prova concreta.

La vita

sarebbe

forse più semplice

se io

non ti avessi mai incontrata

Meno sconforto

ogni volta

che dobbiamo separarci

meno paura

della prossima separazione

e di quella che ancora verrà

E anche meno

di quella nostalgia impotente

che quando non ci sei

pretende l’impossibile

e subito

fra un istante

e che poi

giacché non è possibile

si sgomenta

e respira a fatica

La vita

sarebbe forse

più semplice

se io

non ti avessi incontrata

Soltanto non sarebbe

la mia vita[/quotemsg]

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Invité §bes888PR

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Il grande Vaccarella risponde ( maggio 1969 ) :

 

 

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- Idealmente, in quali tratti si può suddividere la Targa Florio ?

 

 

 

« Prima di tutto dalle tribune di Cerda fino a Granza.

 

 

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Targa Florio 1968 - Nino Vaccarella pochi istanti prima del suo start a Floriopoli

 

 

Poi da Granza fino a Caltavuturo, dove c'è un tratto molto misto, con la salita ed i tornanti di Sclafani, di Caltavuturo.

 

Comincia insomma il tratto accidentato, direi addirittura di montagna della corsa, tipo gara in salita.

 

Questo fino a Bivio Polizzi, perché poi anche in discesa è un continuo saliscendi; poi, fino a Campofelice, la strada diventa molto più veloce e scorrevole.

 

Non ci sono più tornanti ma solo semicurve veloci.

 

Infine da Campofelice sino a Cerda. E’ il tratto più veloce perché c'è il rettilineo di Bonfornello dove si raggiunge la massima velocità ».

 

 

- Quanto si va a Bonfornello ?

 

 

 

« A Bonfornello si va al massimo.

 

È l'unico tratto in cui si può utilizzare la quinta o la sesta, secondo quale cambio monta la tua macchina.

 

Per il resto, nel circuito delle Madonie, non si adoperano mai né la sesta né la quinta. Io personalmente col 'P4'

 

 

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Targa Florio 1967 - Il Ferrari 330 P4 di Nino Vaccarella

 

 

ho raggiunto a Bonfornello la velocità di circa 300 km/h in quinta e a 8000 giri; l'anno scorso invece con l'Alfa Romeo 2500 cc.

 

 

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Targa Florio 1968 - L’Alfa Romeo T33 2,5 di Nino Vaccarella

 

 

la velocità era di 295 km/h in sesta marcia e a 8500 giri ».

 

 

- Il vento, crea problemi, specie a Bonfornello ?

 

 

« L'anno scorso, per esempio, la corsa si è svolta in una giornata ventosissima, che dava parecchio fastidio, e la macchina subiva degli spostamenti continui; era piuttosto pericoloso marciare a quelle velocità e bisognava stare molto attenti ».

 

 

- Come impegno di guida, è preferibile un tratto tortuoso e tormentato ma a ridotta velocità o il rettilineo di Bonfornello ?

 

 

 

« È più impegnativo senz'altro il misto, perchè il pilota deve cambiare continuamente, deve stare attento a rasentare i paracarri e gli alberi.

 

Qui la vettura impegna tutta la sede stradale, e basta un minino errore per finire contro un guard-rail, una cunetta, una pietra e ... addio Targa Florio !

 

Con le macchine di oggi, infatti, basta sfiorare una pietra che si piega una sospensione, si rompe un cerchio ed è finita la corsa. Quindi è tutta una corsa di attenzione e ogni leggerezza può pregiudicare il risultato finale ».

 

 

* * *

 

 

Questo post è dedicato a Giulio Mangano, narratore di “cose di Targa”. L’intervista al Professore Vaccarella è sua.

 

 

 

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Gli indimenticati amori italiani per il grande Nino Vaccarella : L'Alfa Romeo e la Ferrari ......

 

 

 

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www.amicidellatargaflorio.com

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Invité §bes888PR

Alcuni contributi fotografici di Roberto Chiaramonte Bordonaro sulle pagine di Facebook del Club Piloti della Targa Florio 1906 / 1977

 

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Invité §bes888PR

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Anche questo un regalo di Roberto .....

 

 

Foto nuova. Roberto stava dentro la vettura n.67 di Barba - Garofalo. La Sua (poi non qualificata per la gara) era la n.65 con Garofalo.

 

Magari erano prove e girò pure con quella .......

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Invité §bep134Bm

« I've seen things you people wouldn't believe,

attack ships on fire off the shoulder of Orion,

I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.

All those moments will be lost in time,

like tears in rain.

Time to die. »

 

« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:

navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,

e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,

come lacrime nella pioggia.

È tempo di morire. »

(Rutger Hauer/Roy Batty)

 

 

CI SONO STORIE VICINE ALLA TARGA FLORIO, AI SUOI PILOTI E A DON VINCENZO CHE OGGI E' DIFFICILE ANCHE SOLAMENTE IMMAGINARE.

TUTTO SI POTRA' DIRE (MA DUBITO FORTEMENTE CHE POTRA' ESSERE DETTO) SUL PRINCIPE RAIMONDO LANZA MA CERTAMENTE NON ERA TIPO DA PASSARE INOSSERVATO.

IL GIORNO 6 GENNAIO, RIUNITI PER COMMEMORARE VINCENZO FLORIO, SI E' INIZIATO A PARLARE DI RAIMONDO LANZA ED ALL'IMPROVVISO E' USCITA FUORI UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA DA QUELLA CHE CI E'STATA FIN'ORA RACCONTATA DAI GIORNALI E DAGLI STORICI POLITICAMENTE CORRETTI.

PIU' CHE DI UNA STORIA SI E' TRATTATO DI PEZZI DI STORIA, DI TESSERE DI UN MOSAICO CHE, QUANTOMENO IO, NON RIESCO A COMPORRE.

SARA' VERO?... QUANTO NON SARA' VERO? IL TEMPO E' GALANTUOMO E, PRIMA O POI, CI RESTITUIRA' LA VERITA' SULLA SUA VITA STRAORDINARIA VISSUTA IN UN'EPOCA STRAORDINARIA.

PER IL MOMENTO, IN MANIERA TUTT'ALTRO CHE CAUSALE, COMINCIAMO A FAR VEDERE LE SUE FOTO CON ARISTOTILE ONASSIS.

COSA VERRA' DOPO: AH SAPERLO !!!

 

 

 

 

 

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